Pasquale Schiattarella, da protagonista a Ferrara al nuovo percorso in panchina

L’ex centrocampista della Spal racconta il suo legame con Ferrara, il mancato ritorno in biancazzurro e la sua nuova avventura da allenatore

Ferrara resterà sempre casa mia”. Con queste parole, Pasquale Schiattarella rievoca gli anni trascorsi con la maglia della Spal, dal 2016 al 2019, anni intensi che lo videro protagonista di una storica promozione in Serie A e di due preziose salvezze nella massima categoria. Una separazione dolorosa, la sua, che avvenne, come racconta, per divergenze con la dirigenza: “Non ero più al centro del progetto e, nonostante il forte legame con la piazza, fui costretto ad andarmene. Sognavo un finale diverso”.

La storia si intreccia con quella di Mirco Antenucci, altro simbolo di quel periodo, che lasciò il club per motivi simili. “La mia situazione fu molto simile alla sua”, ricorda Schiattarella.Nella stagione in cui la Spal ripartiva dalla Serie C, ci fu un contatto per un possibile ritorno: diedi subito la mia disponibilità, ma alla fine non si concretizzò. Rimane uno dei più grandi rammarichi”.

Il legame con la città, però, non si è mai spezzato. Schiattarella continua a seguire la squadra e conserva un forte legame con Ferrara anche grazie al fratello, che si è stabilito lì dal 2016 e ha costruito una nuova vita nel territorio. “Anch’io ho pensato più volte di trasferirmi con la famiglia, come ha fatto Mirco. Vedremo cosa ci riserverà il futuro”.

Durante l’ultima visita allo stadio Paolo Mazza, ha ricevuto un’ovazione che lo ha profondamente colpito. “È stata un’emozione grandissima, sarò sempre grato ai tifosi: credo abbiano percepito quanto amore e impegno ho sempre messo per questa maglia”.

Nel commentare il difficile momento attuale della Spal, costretta a lottare per la salvezza in Serie C, Schiattarella non nasconde l’amarezza: “Vederla in Serie C fa male, perché questa è una piazza che merita di lottare stabilmente in Serie B”.

La carriera da calciatore, per Schiattarella, è ormai alle spalle. Dopo aver militato ancora in Serie C, ha capito che era il momento di intraprendere una nuova strada: quella dell’allenatore. “In campo ragionavo già da tecnico. Dopo gli allenamenti prendevo appunti, studiavo. Non sono il tipo che gioca solo per contratto, così ho deciso di cambiare ruolo”.

Un percorso parallelo, ma diverso, da quello di Antenucci, che ha invece scelto la direzione sportiva. “Mirco avrebbe potuto giocare ancora, ma ha capito che era arrivato il momento di mettersi in gioco in un’altra veste”.

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