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Palermo-Spal, Oddo: “Avremmo meritato il pareggio”

Il tecnico biancazzurro al termine della gara contro il Palermo: “Nella ripresa ho visto una grande reazione, siamo stati 45 minuti nella metà campo avversaria. Singolarmente abbiamo fatto quasi tutti una buona partita, purtroppo non è bastato”

Nel tono di mister Oddo si percepisce rassegnazione ma le parole non lasciano spazio ad interpretazioni: nonostante manchino solo 180 minuti alla fine del campionato, il tecnico pescarese crede ancora che la Spal abbia delle possibilità di rimanere in serie B. La sua alleata migliore è la matematica: a disposizione ci sono ancora 6 punti e attualmente i playoff sono a +4 (escludendo il Brescia che ha una partita in meno, il Cosenza è a 39 punti).

L’allenatore estense ha commentato la sfida del “Barbera”, in cui la Spal è andata in sofferenza nel primo tempo e ha reagito nella ripresa: «Il Palermo è partito meglio di noi e ha avuto il predominio del campo ma senza creare più di tanto: i gol sono stati abbastanza casuali – spiega mister Oddo -. Comunque sono andati in vantaggio perché hanno fatto meglio di noi. Nella ripresa ho visto una grande reazione: siamo stati 45 minuti nella metà campo avversaria, abbiamo segnato, provando poi a spingere fino alla fine ma non siamo riusciti a pareggiarla, merito anche del Palermo che è stato solido e compatto. Alla luce del primo e del secondo tempo penso avremmo meritato il pareggio».

Il tempo scorre inesorabile: solo 180 minuti alla fine del campionato e 2 sfide sulla carta alquanto complicate (Parma e Pisa). Quante chance ha ancora la Spal? «Possibilità ce ne sono eccome, la matematica non ci condanna e come ho sempre detto lotteremo fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata, fino alla fine – risponde il tecnico pescarese.

Inedita la formazione scesa in campo contro i rosanero e Massimo Oddo ha chiarito: «Ho scelto i giocatori che ho visto con più freschezza perché sapevo che il Palermo sarebbe partito forte quindi nella prima parte di gara avevamo bisogno di tanta gamba, di giocatori che corrono avanti e indietro. Poi quando viene fuori un po’ di stanchezza e le squadre si allungano serve qualità, che oggi abbiamo messo poco in pratica. La qualità è importante però va messa a disposizione del gruppo attraverso equilibrio, recuperi, corse indietro, altrimenti andiamo a giocare a calcetto. Non sto attaccando direttamente Fetfatzidis, ma credo che a volte ci intestardiamo a fare dribbling su dribbling invece di mettere la palla in area dove ci sono le punte, in più la perdiamo e ci partono in contropiede. A volte faccio fatica a comprendere perché ci ostiniamo a non fare cose semplici. Singolarmente abbiamo fatto quasi tutti una buona partita, purtroppo non è bastato».

Agli sgoccioli della stagione si inizia a ragionare sulle criticità e su cosa non ha funzionato: «Potremmo aprire un dibattito lunghissimo – afferma sorridente l’ex Milan e Lazio –, siamo penultimi in classifica e un motivo c’è: questa squadra ha tanti limiti. La problematica più grande che ho riscontrato in questi mesi riguarda i cambi. La squadra è stata costruita in un determinato modo: in panchina ci sono buoni giocatori, ma, per caratteristiche, non in grado di spostare gli equilibri. In questa rosa ci sono giocatori che possono spostare gli equilibri, però sono pochi gli interpreti di qualità, quelli che creano la superiorità numerica, saltano l’uomo. Quando mancano queste caratteristiche è complicato, anche perché questa è una serie B in cui ci sono sia squadre forti che panchine forti. Non sto attaccando la mia panchina ma abbiamo tanti giocatori simili e pochi giocatori diversi l’uno dall’altro. Questa è la cosa in cui ho trovato più difficoltà, ma comunque non solo questo: pesa tanto per un allenatore fare fatica a cambiare la partita».

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