Dopo le inaspettate dimissioni dalla carica di Commissario Tecnico della Nazionale italiana, è scattato il toto allenatore per trovare il sostituto di Roberto Mancini. Nelle ultime ore è stato individuato l’erede nella figura dell’ex allenatore del Napoli, Luciano Spalletti.
Tuttavia, per ufficializzare la nomina, c’è un ostacolo da superare. L’allenatore campione d’Italia, nel momento del mancato rinnovo con il Napoli, ha sottoscritto un accordo con Aurelio De Laurentiis con una penale da circa 3 milioni di euro per preservarsi dall’eventualità che in questa stagione Spalletti potesse allenare una nuova squadra.
L’esperto di diritto sportivo Mattia Grassani ha spiegato la situazione: «La clausola aveva lo scopo di ristorare il Napoli qualora Spalletti non avesse mantenuto la promessa di fermarsi per un anno, nella prospettiva che ci fosse una società concorrente. Nessuno pensava a una federazione. E la Figc mai ha pagato un club per un allenatore. Questo è lo scoglio politico da superare». Come? Pagando. E se non può farlo la Figc, allora dovrà essere necessariamente il tecnico a sciogliere il nodo.
Nel frattempo sullo sfondo resta in attesa Antonio Conte. Nelle ore scorse, per la carica di ct, si era fatto il nome di ex campioni azzurri come Fabio Cannavaro e un ex Spal: Daniele De Rossi. Entrambi sono reduci da esperienze fallimentari in serie B (il primo con il Benevento, il secondo, ovviamente, con i biancazzurri) e ancora inesperti per guidare l’Italia in un momento così delicato, motivi per cui la scelta è ricaduta sul migliore in circolazione: Spalletti.