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La Spal continua a non vedere la luce, ma nel buio tetro del fondo della classifica, ad un passo dalla serie C, c’è ancora un faro che indica la strada e dà motivazione

In una stagione di progressivo declino, scelte caotiche e ambizioni smarrite, c’è sempre stata una certezza che ha accompagnato la Spal: un elemento che va oltre giocatori e società. Si tratta del tifo organizzato biancazzurro e di tutte quelle persone che ogni partita seguono la Spal in casa, dalla Curva Ovest, o in trasferta, macinando chilometri per supportare i colori del cuore anche lontano da Ferrara.

I tifosi spallini più passionali hanno sempre spinto la squadra dimostrando supporto e affetto, sia al “Mazza” (con coreografie, sbandierate e sciarpate), sia negli altri stadi. Per quanto riguarda le trasferte è d’obbligo sottolineare e ricordare sia le partecipazioni numericamente più consistenti (Cittadella, Venezia e Bolzano) sia gli spostamenti più lontani (Reggio Calabria, Cosenza, Bari, Cagliari). In tutte queste occasioni si è sempre alzato un coro per incoraggiare la squadra, anche e soprattutto nei momenti più difficili.

Durante il disastroso girone di ritorno, il tifo organizzato biancazzurro è passato da pretendere spiegazioni per l’assenza di risultati e di una reazione a comprendere il calo e continuare a sostenere comunque la squadra (decisione non scontata), tracciando così la via per la salvezza da percorrere insieme ai giocatori. Continuare a supportare la Spal è una scelta che va oltre i faccia a faccia e i confronti con la società: non è rassegnazione ma fede e amore verso la maglia. Tutto ciò si spiega bene in un post della pagine Curva Ovest Ferrara su Facebook: «In un momento così cruciale, non pretendiamo teste ma impegno, non cerchiamo condanne ma riscatti. Rasserenare l’ambiente può sembrare impossibile, a quanto si è visto. Perlomeno vediamo di non gravarlo ulteriormente di tensioni inutili».

È così che anche nella partita di sabato contro la Ternana, la Curva Ovest ha inscenato l’ennesima coreografia: un bambino sulle spalle del padre con entrambi la maglia della Spal con il numero 12 (perché i tifosi saranno sempre il 12° uomo in campo). Il tutto accompagnato da uno striscione con la frase: “Una passione che da un secolo si tramanda di padre in figlio merita il coraggio del leone, non la paura del coniglio. Combattete!”. Un appello ai calciatori biancazzurri di dimostrare il loro valore per instradare il cambio di rotta verso la salvezza. Tuttavia, dopo il triplice fischio contro le Fere, i giocatori della Spal sono usciti dal campo tra i fischi dello stadio e l’insoddisfazione generale per un pareggio arrivato al termine di un secondo tempo in cui i padroni di casa si sono rintanati nella loro tana con la speranza di difendere il vantaggio. Un atteggiamento diverso rispetto a quello combattivo che ci si aspettava. «I tifosi sono stati ancora una volta straordinari e dobbiamo dare loro una soddisfazione. Spero non mollino» ha dichiarato Massimo Oddo nella conferenza stampa postpartita. Vedere la Curva Ovest vuota nelle ultime giornate di campionato sarebbe ancora più sconfortante.

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