L’allenatore biancazzurro prima del derby emiliano: “Dobbiamo dare seguito ai punti fatti, magari anche più di uno alla volta, perché la classifica lo richiede e la situazione è complessa“
Alla vigilia della 34° giornata di campionato, Massimo Oddo ha presentato l’atteso derby contro il Modena che, in caso di vittoria, potrebbe iniziare a togliere qualche castagna dal fuoco. L’allenatore pescarese inoltre ha analizzato i limiti della squadra, emersi anche nell’ultima gara casalinga, e ha commentato alcune scelte tecniche chiarendo una volta per tutte la questione “vecchi e giovani”.
DIFESA FRAGILE E PALLEGGIO CONFUSIONARIO – «Essere troppo leggeri nelle situazioni difensive è il nostro limite più grande. È ovvio che per raggiungere determinati obiettivi è necessario migliorare anche questa casella e in ogni partita da quando ci sono io abbiamo sempre subito gol. Il più delle volte andiamo a cercarci da soli la situazione complicata: subiamo gol evitabili per mancanza di scaltrezza e furbizia, oltre ai limiti oggettivi che ci sono nelle individualità. Inoltre contro il Brescia siamo andati in affanno nella gestione della palla e la squadra deve capire che sia meglio buttare una palla 40 metri avanti e salire piuttosto che giocarla. Abbiamo rischiato di prendere gol in 3-4 palle forzate giocate dietro che non avevano ragione di esistere in quel momento».
SPIRITO – «È normale che le due squadre vivano la partita in modo diverso perché hanno obiettivi diversi, specialmente nelle fasi finali del campionato. In questo momento deve venire fuori il gruppo: stiamo migliorando dal punto di vista dell’approccio alle gare e della continuità dei risultati, ma bisogna comunque fare qualcosa in più dando seguito a punti dopo punti, magari anche più di uno alla volta, perché la classifica lo richiede e la situazione è complessa. Comunque vedo che la squadra ha una certa identità: creiamo di più, siamo pericolosi e facciamo cose, anche se non eclatanti, che vengono discretamente bene. È quello che serve ora: avere certezze».
APPROCCIO AL DERBY – «Andremo a Modena per vincere la partita, ma farlo non vuol dire necessariamente prendersi dei rischi ed essere dei pazzi scatenati che vanno in otto all’attacco. Il calcio è fatto d’equilibrio: una squadra deve saper difendere e attaccare, capire i momenti della partita. Ordinare ai giocatori di andare allo sbaraglio come indiani non è calcio e non determinerà il risultato della gara: dobbiamo essere equilibrati. Conosciamo il Modena e sappiamo che squadra è: ha costruito il suo campionato sulla solidità difensiva e soprattutto su giocate individuali e palle inattive. Hanno avuto più continuità ma credo fermamente che nella partita secca la Spal non sia inferiore e possa giocarsela, anche vincere. Poi ci sarà sempre il campo a dire la verità ma questo è quello che penso».
VECCHI E GIOVANI – In questo finale di campionato è meglio puntare sull’esperienza dei vari Fetfatzidis e Rossi oppure sull’intraprendenza delle nuove leve? «L’allenatore si affida a quella che ritiene la squadra più giusta per affrontare una gara. È normale che da fuori appaia più semplice, in particolare quando le cose non vanno bene o non si ottiene un risultato pieno, ma un allenatore ha sempre una sua spiegazione. È una questione di equilibri e di tante cose che succedono durante la partita. Chi meglio dell’allenatore, che sta con i giocatori durante tutta la settimana, conosce l’apporto dal punto di vista mentale e fisico che può dare un calciatore rispetto ad un altro. A seconda di come gira la gara si fanno determinate sostituzioni. Se l’inerzia di un match è nettamente a nostro favore posso pensare di inserire giocatori come Fetfatzidis o Rossi perché nella metà campo offensiva hanno qualità straordinarie, ma poi nel calcio bisogna anche correre, non c’è solo l’aspetto tecnico: altrimenti tutti i calciatori che sono stati grandi campioni potrebbero giocare fino a 60 anni. Sono sincero, Pepito Rossi non può giocare una partita intera ma solo uno spezzone: 15-20 minuti se la Spal è negli ultimi 30 metri offensivi, altrimenti Pepito Rossi in questo momento non può giocare. Lui lo sa, è consapevole e risponderebbe la stessa cosa. È inutile trovare delle alternative che non esistono. In una partita di equilibrio come è stata l’ultima dove si può fare gol ma anche subirlo, sarebbe stato inutile inserire 3 o 4 giocatori che non riescono a supportare la fase difensiva. Rimane il fatto che Pepito ha caratteristiche che possono tornare utili in determinati momenti delle gare».
TIFOSERIA – «Noi lavoriamo anche e soprattutto per loro, siamo consapevoli della posta in gioco. In questo momento so che è dura e difficile per un tifoso poter non contestare o fischiare un giocatore o l’allenatore, ma ora bisogna credere che siamo una squadra forte. Un semplice fischio con questo stato d’animo è deleterio: sostenere oggi il più brutto giocatore, in futuro sarà un vantaggio. Il pubblico sta dimostrando molto affetto per la maglia, noi cercheremo di renderli felici».
MORALE – «È necessario pensare positivo, tre domeniche fa eravamo messi molto peggio di adesso: abbiamo tutte le carte in regola per salvarci. Ora avendo gli scontri diretti abbiamo ancora il destino nelle nostre mani e due partite importantissime: la prima è il derby contro il Modena, fondamentale ma non da vincere a tutti i costi. L’obiettivo è fare il maggior numero di punti possibile, almeno 4, poi tra due partite trarremo le somme».
LA MANTIA – «Io non sono soddisfatto di La Mantia come non sono soddisfatto di nessuno: sono soddisfatto del percorso che abbiamo intrapreso. Questa squadra inizia ad avere qualcosina di importante, abbiamo dei difetti e dobbiamo correggerli. La Mantia può giocare molto, ma molto meglio di come sta facendo ora, lo stesso vale per Moncini, Meccariello, Arena: tutti possiamo fare di più a partire da me. Non dobbiamo guardare gli altri ma dentro di noi, se guardiamo quello che può fare di più un nostro compagno abbiamo una mentalità da perdente. Andrea ha una grande fortuna: essere attaccante. Pur essendo stato fischiato tutto l’anno magari sarà proprio lui a segnare il gol della salvezza (e tutti ce lo auguriamo!, ndr)».